Al mio papà Lino

Mi chiama mia madre alle 21 del 19 marzo per dirmi "Perchè non hai chiamato tuo papà per la festa del papà?"
Questa cosa è tipica delle donne. Vogliono un riconoscimento ad ogni festa comandata e lo vogliono subito, mica la sera alle 21.
Eh va beh, ma stavolta è la festa del papà e ho tempo sino a mezzanotte, no?

Che poi mio papà anche se non riceve nulla fa lo stesso perchè negli ultimi 28 anni credo di averlo inondato di:
lavoretti imperfetti fatti a scuola, disegnini e scarabocchi che rappresentavano "noi mano nella mano al parco" (non so perchè ma i bambini quando si disegnano sono sempre al parco), fotografie -quelle vere- stampate e sfuocate di noi due insieme e lettere strappalacrime (10 pagine davanti e dietro, che sembravo Rachel di Friends!) in cui ripercorro tutte le difficoltà che ho incontrato nella mia vita e infine lo ringrazio di essermi sempre stato vicino con distaccata dolcezza.

Ecco poi, per non parlare del video che ho fatto fare l'anno scorso per "spiegare da dove vengo ai miei bambini" che poi stranamente finisce sempre con un "grazie per avermi adottata"!
Insomma cos'altro potrei dire di più? Ci ho pensato tutto il giorno e non sono riuscita a trovare nulla di "così bello" da dire, mi sembrava tutto banale e piccolo. Troppo piccolo per esprimere l'amore grande che ho io nei tuoi confronti.

Perchè ogni volta che arriva questa festa io ripercorro la mia vita. La strana idea che ero destinata ad essere sola al mondo e poi invece mi hai salvato tu. Nei miei sogni sei arrivato come un supereroe e mi hai portato via.
Nei miei racconti di bimba eri sempre il protagonista, nelle mie domeniche d'ozio eri il mio compagno di giochi e nell'adolescenza eri il fratello che avrei sempre voluto (che mi aiutavi, ma non approvavi), ma soprattutto ogni giorno della mia vita sei stato un papà.

Non te ne sei mai andato, nemmeno una volta. Anche davanti alle difficoltà, hai sempre voluto essere il mio papà.
Io neanche sapevo cos'era un papà, forse neanche lo volevo prima di conoscerti.
Ma da quando ti ho conosciuto tutto il mio mondo passa attraverso ai tuoi occhi.
Nei tuoi occhi leggo se una cosa è bella.
Nei tuoi gesti capisco cosa bisogna fare per aiutare il prossimo.
(Che io di fermarmi alla fermata del bus per portare a lavorare la vicina di casa che non aveva l'ombrello non ci avrei mai pensato, ma ho scoperto che si può fare ed è una cosa bellissima...)

Nelle tue parole ci sono insegnamenti ben mascherati da "riflessioni ad alta voce" che mi dici masticando le frasi tra un panino e "un buon caffè" e io nonostante i miei 30 anni non so ancora se darti ascolto o rischiare.
Ho sempre rischiato nella mia vita, nei gesti e nei sentimenti, ho spesso sbagliato strada e tu non eri al mio fianco perchè io non volevo nessuno e tu che mi rispettavi allora stavi dietro per prendermi in tempo nel caso cascassi.
E siam caduti e ci siam rialzati tante volte che ora sembra strano riuscire a camminare insieme tenendosi per mano senza inciampare.

Ora che io supero i 30 anni e tu i 60. Ora che "il vecchio e il bambino" siete diventati tu e mio figlio, ora che mi accorgo che "non son più quei fantastici giorni all'asilo", cosa posso dire io in questa giornata in cui il tempo passa e il mio amore per te cresce ogni giorno di più?


Posso solo dire che ogni giorno che passa ho sempre più paura.